GENESI DI UN PERSONAGGIO 2
R. aveva la manìa dell’ordine, della precisione, dell’allineamento, in evidente contrasto con la legge universale cui tutto tende invece all’entropia. A dirla tutta, forse qualcosa dentro sé, di cui non era certo consapevole, lo spingeva a pensare che l’universo intero dovesse adeguarsi alle proprie coordinate mentali.
Non si capì mai se o quanto fosse narcisista, di sicuro era affetto da una strana sindrome di formalismo che gli conferiva un’apparenza sicura e quasi venata di superbia. La sua esagerata altezza, unita a questo atteggiamento, rimandava di lui un’immagine inesorabilmente distaccata e altera.
Ma, quando si imbarazzava, tendeva a concludere la frase alzando leggermente il mento mentre lo sguardo si impregnava di una fugace impassibilità, tradendo una natura fragile ed insicura.
Nei momenti di dolcezza, sembrava uno di quei bambini disarmanti e struggenti di qualche film di Truffaut, dalla pelle tenera e dalla dentatura perfettamente allineata. Era innegabilmente un gaffeur, senza potersene permettere il lusso, vista la sua mancanza, o quasi, di autoironia.Forse per questo, i rapporti che aveva con gli altri erano spesso conflittuali e colmi di fraintendimenti.
Aveva il dono della bellezza, che però egli intaccava continuamente con la vanità, privandosi quindi di quel tocco divino di chi la porta con naturale e prodigiosa leggerezza: ciò che si è soliti definire “fascino”.
Ciò che in lui era veramente attraente era invece ciò che egli odiava di se stesso: la sua irresistibile timidezza, la vaghezza e lo smarrimento che a volte trapelavano dal suo sguardo, gli occhiali che imperdonabilmente tradiva per le lenti a contatto, lo sprigionarsi incontrollato della sua dolcezza che inondava ogni cosa attorno a lui come una marea languida, in cui era inevitabile perdersi.
L’apparente distanza fra sé e il mondo lo faceva percepire quasi come un essere irreale, impalpabile, etereo e fuori dal tempo; non era però la “divina indifferenza” montaliana a renderlo così, piuttosto una qualche sua inspiegabile difesa personale.
Quando era presente, quando c’era davvero, allora la sfumatura di verde dei suoi occhi si accendeva e ne ammantava tutto lo sguardo. L’universo, per un attimo, si fermava.
Non si capì mai se o quanto fosse narcisista, di sicuro era affetto da una strana sindrome di formalismo che gli conferiva un’apparenza sicura e quasi venata di superbia. La sua esagerata altezza, unita a questo atteggiamento, rimandava di lui un’immagine inesorabilmente distaccata e altera.
Ma, quando si imbarazzava, tendeva a concludere la frase alzando leggermente il mento mentre lo sguardo si impregnava di una fugace impassibilità, tradendo una natura fragile ed insicura.
Nei momenti di dolcezza, sembrava uno di quei bambini disarmanti e struggenti di qualche film di Truffaut, dalla pelle tenera e dalla dentatura perfettamente allineata. Era innegabilmente un gaffeur, senza potersene permettere il lusso, vista la sua mancanza, o quasi, di autoironia.Forse per questo, i rapporti che aveva con gli altri erano spesso conflittuali e colmi di fraintendimenti.
Aveva il dono della bellezza, che però egli intaccava continuamente con la vanità, privandosi quindi di quel tocco divino di chi la porta con naturale e prodigiosa leggerezza: ciò che si è soliti definire “fascino”.
Ciò che in lui era veramente attraente era invece ciò che egli odiava di se stesso: la sua irresistibile timidezza, la vaghezza e lo smarrimento che a volte trapelavano dal suo sguardo, gli occhiali che imperdonabilmente tradiva per le lenti a contatto, lo sprigionarsi incontrollato della sua dolcezza che inondava ogni cosa attorno a lui come una marea languida, in cui era inevitabile perdersi.
L’apparente distanza fra sé e il mondo lo faceva percepire quasi come un essere irreale, impalpabile, etereo e fuori dal tempo; non era però la “divina indifferenza” montaliana a renderlo così, piuttosto una qualche sua inspiegabile difesa personale.
Quando era presente, quando c’era davvero, allora la sfumatura di verde dei suoi occhi si accendeva e ne ammantava tutto lo sguardo. L’universo, per un attimo, si fermava.
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5 Comments:
ciao Satanine...ma cos'è un gaffeur?
ahahah, uno che commette un sacco di gaffe!
Ma avete deciso di lasciare l'ora sballata, definitivamente? Beh tutto sommato è una cosa bizzarra e carina!
Baci
mi piace leggerti, Satanine!
... poi me l'ha detto carletta...
ma la divina indifferenza montaliana...
questa spiegamela tu
ciao ciao (vado a lavorare sono le sette di mattina e tutto va bene....)
Claudia Vianello, grazie! :)
Hic, sarebbe un po'complicato parlare di Montale in questa sede, diciamo che sono affetta dall' imperdonabile debolezza del citazionismo.
aahahahhha
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